San Benedetto del Tronto – Il Partito Democratico attraverso i suoi massimi rappresentanti amministrativi, il Presidente della Regione Marche Ceriscioli e il suo vice, l’ascolana Anna Casini, ha stabilito con delibera di Giunta che nella provincia di Ascoli Piceno ci sarà un unico ospedale posizionato nella frazione Pagliare di Spinetoli.
Ciò significherebbe la morte dei due ospedali, di Ascoli e di San Benedetto. Concentrare tre ospedali in una provincia di poco sopra i 200 mila abitanti sarebbe finanziariamente insostenibile.
Quindi o l’ospedale di Pagliare oppure quelli di Ascoli e San Benedetto. Chi dice il contrario dice il falso.
Questa premessa basterebbe da sola per giustificare ogni tipo di opposizione alla scellerata decisione proveniente da Ancona: privare le due massime cittadine provinciali dei loro nosocomi, significa produrre un disservizio ai malati e ai loro parenti non solo ascolani e sambenedettesi ma delle aree limitrofe che ne usufruiscono, oltre a provocare un danno economico di proporzioni inimmaginabili.
Sarebbe in sostanza favorire l’indotto economico verso un paese massacrando l’economia di due città. Strategicamente è una scelta fallimentare al netto di qualsiasi campanilismo.
Ma c’è dell’altro. Molto altro. Ci domandiamo, e chiamiamo qui a raccolta i tanti comitati ambientalisti che vigilano a difesa dell’ecosostenibilità del nostro territorio, che ne pensano di milioni di metri cubi di cemento che verrebbero utilizzati in aree a vocazione agricola e vicine a corsi d’acqua ad alto rischio di esondazione come evidenziato da qualcuno proprio oggi?
Ancora. A quanti milioni di euro ammonterebbe l’investimento al netto dell’intervento del privato?
Secondo la Lega della provincia di Ascoli Piceno, attraverso la sua Commissione Sanità, composta da tecnici ed esperti, la Regione avrebbe dovuto concentrare ogni tipo d’investimento sul potenziamento dei due nosocomi esistenti di Ascoli e San Benedetto favorendo la caratteristica di ospedalità diffusa sul territorio.
Il Piceno è stato oggettivamente penalizzato dalle politiche dell’Asur regionale. E proprio questa attuale organizzazione del sistema sanitario marchigiano che non va bene. C’è un’esigenza chiara di riportare la sanità nel territorio, più vicina alle reali esigenze e bisogni del malato.
La Lega chiede di interpretare in maniera autentica la mission della Legge Balduzzi, e non solo negli aspetti che a seconda della convenienza politica del momento vengono richiamati. Mission che chiede un coordinamento efficace del sistema sanitario nell’interesse esclusivo del paziente. Paziente che in questo lembo meridionale della regione non può vedersi aumentare il rischio di morire per un’emergenza emorragica perché deve sperare di essere trasferito in tempo ad Ancona per salvarsi.
Investimenti sul personale, abbattimento delle liste di attesa, maggiore coinvolgimento del privato (mantenendo i costi per il malato inalterati rispetto al servizio pubblico), realizzazione delle case della salute con il contributo del medico di base, allentando così anche la pressione sui Pronti Soccorso, attenzione alle necessità delle aree montane.
Tutto ciò va contro il modello di centralizzazione e cementificazione voluto dalla Giunta Ceriscioli con la complicità di ciechi politici nostrani, a favore di un’attenzione diffusa su tutto il territorio, la qualità dei servizi, il potenziamento dell’esistente che reclama fortemente la Lega del Piceno.
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