San Benedetto del Tronto, 2017-09-06 – Ricordate le fanfare e gli squilli di tromba che accolsero i nuovi volti del renzismo made in Marche a palazzo Raffaello? Il PD e i suoi cantori proclamarono che le Marche sarebbero diventate la terra del miele e dell’abbondanza e per non farci mancare niente il Presidente Ceriscioli, promise latte e miele anche per la sanità regionale tanto che ne volle tenere la delega.
La sanità – disse il governatorissimo – sarà il fiore all’occhiello delle Marche …. I fiori, a dire il vero, ancora non li ho visti. L’occhiello sì. Un buco nero più che un occhiello che ha ingoiato e sta ingoiando quel che resta della sanità nel sud delle Marche.
Siamo sempre stati considerati terra di confine ma non pensavamo proprio che saremmo stati costretti a rivolgerci a Medici senza Frontiera per avere servizi sanitari…
I proclami del governatore sono rimasti proclami ma il corpo malato della sanità picena non può essere curato con una semplice aspirina.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Pronto Soccorso dell’ospedale di San Benedetto è andato in tilt. Decine e decine di pazienti a fare lunghe file. Eppure non occorreva uno studioso di flussi demografici per sapere che San Benedetto, nel periodo estivo, triplica il numero degli abitanti.
Alcune sale operatorie del Mazzoni, dopo appena un anno dalla loro inaugurazione, dovranno prossimamente essere chiuse, per riparare i pavimenti.
Ma questo altro non è stato che uno dei tanti capitoli di una gestione deficitaria che da anni, purtroppo, sta penalizzando gli ascolani e i sambenedettesi. Interi reparti chiusi o accorpati (se va bene) nel periodo estivo per mancanza di personale. Servizi che vengono smantellati anziché potenziati nella logica del “tutto ad Ancona” e le due strutture, Mazzoni e Madonna del Soccorso, continuamente depauperate, loro sì, dei fiori all’occhiello.
Intanto impazza il dibattito dell’ospedale unico come se fosse la panacea di tutti i mali. All’epoca della rivoluzione maoista, le guardie rosse della rivoluzione curavano tutti i mali con l’imposizione del libretto rosso di Mao, dai tumori al mal di testa…
Ma la scienza medica, oggi, ci dice che per curare i guai del corpo occorrono strumenti all’avanguardia, personale specializzato, servizi al passo coi tempi e non con gli annunci di un ospedale che, forse, verrà.
E mentre il domani resta domani, l’oggi viene progressivamente smantellato, depotenziato.
Ne sanno qualcosa i pazienti che rassegnati in attesa di una visita ambulatoriale, finiscono per rivolgersi alle strutture private o a quelle pubbliche di altre regioni.
Ma la Regione ed il suo Presidente , tirano dritto, senza ascoltare le sacrosante esigenze della popolazione del sud delle Marche.
Cristo si è fermato a Eboli, scrisse Carlo Levi, ma noi non vorremmo che la sanità, marchigiana, si fermasse ad Ancona.
Per questo rivolgo ancora una volta un invito a Ceriscioli: riveda il suo Verbo e porti a termine la riforma sanitaria che ha voluto gestire in prima persona.
Oppure faccia un passo indietro. Affidi la sanità nelle mani di professionisti competenti che al posto della tessera del PD abbiano capacità ed esperienza.
Abbiamo già tante macerie ancora da rimuovere. Non aggiungiamone di nuove.
Ing. Piero Celani – Consigliere regionale Forza Italia
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